Immersione con ARO, un capitolo di storia italiana

110 anni fa nasceva l’elbano Teseo Tesei, ufficiale del genio navale della Marina Militare Italiana, incursore subacqueo e medaglia d’argento e d’oro al Valor Militare. Per commemorarlo, riproponiamo una immersione fatta in suo onore, sul luogo dove lui ed Alcide Pedretti trovarono la morte in un’azione di guerra, il 26 luglio 1941, a Ponte Sant’Elmo, Valletta, MALTA.
In sintesi, l’azione prevedeva l’uso di due siluri a lenta corsa, con l’obiettivo di aprire una breccia nei porti di Valletta: uno diretto verso Marsamxett, dove erano presenti sottomarini nemici e uno (quello di Tesei e Pedretti) verso Ponte Sant’Elmo, sotto la fortezza che difende il porto principale.
A causa di un guasto a mare del siluro a lenta corsa destinato a Marsamxett, l’azione ebbe un forte ritardo e lo stesso Tesei dovette aggiustarlo. Pertanto quando Tesei e Pedretti si trovarono sotto Ponte Sant’Elmo per piazzare la carica esplosiva del loro siluro a lenta corsa, si fecero brillare con essa, al fine di non vanificare l’azione, dato il forte ritardo. Dopo le esplosioni infatti, alcuni barchini esplosivi sarebbero dovuti entrare nei porti obiettivo per affondare più navi possibili. Dopo tutti questi anni potremmo domandarci, cosa rimane di quel 26 luglio 1941 sott’acqua a Ponte Sant’Elmo? La risposta, incredibile, è TUTTO.
Una immersione sia documentaristica che commemorativa, svolta con ARO ciclico dotato di analizzatore di pressione parziale di ossigeno, ha prodotto la prima documentazione dei resti subacquei dell’esplosione provocata da Tesei e Pedretti il 26 luglio 1941.
Dapprima si scorge sott’acqua il secondo pilone del ponte che accoglie con tutta la sua mole il visitatore subacqueo, lì, a pochi metri dalla superficie. Provoca una discreta inquietudine psicologica essere nel luogo in cui due incursori della marina decine di anni fa hanno azionato una carica da 350 Kg di tritolo morendo sul posto.
Come era prevedibile è tutto un ammasso di ferraglia arrugginita e deforme a causa dell’onda d’urto dell’esplosione subacquea. Poco più in là si scorge il basamento dei piloni di ferro, siamo sui 4 metri di profondità.

Le immagini che confermano che quel posto è rimasto fermo alla data del 26 luglio 1941 sono quelle di un aguzzo ferro piegato ad uncino che spunta dalla roccia dilaniato dall’esplosione subacquea e le catene che sorreggevano la maglia di ferro a cursore sostenuta dal ponte stesso.
È ormai ora di tornare all’aria e lasciamo il sito dell’eroica impresa con un carico di emozioni e di documenti importanti. Una immersione memorabile, che vuole essere un contributo alla storia ed un tributo al sacrificio dei protagonisti.