Una salamandra a Sistiana/Trieste

La baia di Sistiana è una antica depressione del Carso triestino a forma di semicerchio, sul mare, protetta dalla Bora locale; conosciuta sin dai tempi dei romani quando accoglieva le case dei patrizi tergestini che vi si recavano per la villeggiatura. Nel corso del Cinquecento divenne teatro di controversie confinarie tra i signori di Duino e il Comune di Trieste. Alla fine dell’Ottocento fu dato impulso al turismo proveniente dall’Austria, portandola ad essere con Grado una delle più rinomate località della Venezia Giulia Asburgica.

Nel corso della prima guerra mondiale la baia venne utilizzata come base della marina Austrungarica, mentre nel corso della seconda fu base di sommergibili della Kriegsmarine tedesca.

La storia:

Verso la fine del 1944 la Germania si trovava sull’orlo della sconfitta, che appariva inevitabile. I tedeschi stavano disperatamente usando quelle che ritenevano le loro carte migliori nelle nuove tecnologie, le “wunderwaffen” (armi miracolose), a partire dalle temibili V1 e V2.

Gli Alleati ormai erano superiori sia in terra che in aria, ma anche in mare i tedeschi non se la passavano bene con gli U-Boot erano ormai fortemente penalizzati dalle nuove tecnologie di localizzazione delle forze alleate. La Kriegsmarine aveva iniziato a sperimentare le K-flottiglie, ovvero reparti di mini sommergibili, sull’esempio italiano della Decima Mas, per effettuare incursioni notturne e fulminee, capaci di sorprendere le flotte degli Alleati. In uno scenario disperato ed ormai senza speranza vennero utilizzati i sommergibili elettrici Molch – noti anche come Salamandre, Tritone relizzati in 363 esemplari (fino al gennaio 1945).

Descrizione:

Si tratta di un mezzo nautico con stazza di 11 ton. ,Cilindrico da 10,8 metri di lunghezza e 1,83m di diametro, veniva alimentato da una serie di grosse batterie che azionavano un motore elettrico dotato di una grossa elica in bronzo che poteva sviluppare una velocità di circa 4,3 nodi con una autonomia di circa 100 miglia e una profondità massima di -40m.. Fornito ai lati di due grossi siluri a 53 cm di diametro che armati, venivano sganciati dal pilota in prossimità dell’obiettivo.

A poppa vi era il posto di guida sormontato da una piccola torretta che aveva una cupola in plexiglass che faceva anche da portello di accesso  I piloti navigavano pressoché alla cieca e spesso usando come unico riferimento il sole e le stelle visibili tramite la cupola in plexiglass sulla torretta. Con una visuale limitata dalla posizione a pelo d’acqua, doveva effettuare in solitaria lunghe traversate fino a raggiungere il bersaglio, colpire e ritornare alla base. Proprio al momento di sganciare il siluro, il Molch palesava l’ennesimo difetto: in quanto doveva riemergere esponendosi allo sguardo (e alle armi) delle navi nemiche.  L’azione svolta in superficie era difficoltosa per l’assenza del sistema di retromarcia e l’ampio raggio di curvatura che impedivano un veloce disimpegno, Le azioni in combattimento risultarono un grosso fiasco e il 25 e 26 settembre del 1944, dodici Molch vennero impiegati per la prima volta contro le pattuglie alleate al largo di Mentone e Nizza, con la distruzione di dieci Molch. soltanto due Molch ritornarono a Sanremo; solo per essere distrutti successivamente dal bombardamento degli Alleati. I Molch rimanenti furono trasferiti a Trieste e dislocati a Sistiana dove i tedeschi costruirono appositamente una base sommergibilista segreta nella  piccola baia sormontata dal romantico sentiero Rilke.

La montagna che arriva fino alla spiaggia era un riparo ideale con un largo scivolo per mettere in mare i mezzi subacquei rimanenti, All’incirca una trentina.
Come raggiungerlo:
Nei primi giorni di maggio del 1945 giunse la notizia della caduta della Germania e la sua resa. A quel punto i marinai tedeschi misero in acqua cinque Molch funzionanti e a poche centinaia di metri dalla costa li autoaffondarono.

  • Il primo fu sollevato dal fondo con un pontone e inviato al “Museo della Marina” a La Spezia.;
  • Il secondo è attualmente a Trieste nel “Museo

della Guerra e della Pace di Diego De Henriquez“;

  • Il terzo fu recuperato ed inviato al

Militarhistorisches” di Dresda;

  • Il quinto non si sa dove sia, Si dice che sia ancora in mare a Sistiana, un poco più al largo.

Il quarto Molch:

Negli anni Settante la Guardia Giovanni Macor e il Maresciallo di PS Arnaldo Umek, durante una facile immersione da terra, si accorsero del minisottomarino. Era il quarto Molch che si trova ancora a poche decine di metri dalla spiaggia in loc. Caravella.  Il relitto è ridotto a poco più di un tubo metallico. Giace in assetto di navigazione lievemente sbandato su un fianco a circa -9m di profondità su un fondale fangoso. Sono visibili e facilmente riconoscibili i supporti dei siluri ed a poppa i piani di coda. Alcuni anni fa si poteva ancora vedere il periscopio fisso lungo 1,5 mt. che conteneva all’interno la bussola giroscopica, ma poi, nonostante i relitti di guerra dopo 50 anni siano considerati musei dello stato, qualche sub senza scrupoli ha pensato di smontarlo e portarlo a casa come souvenir.

Sulla spiaggia di Sistiana c’è un filare di cabine utilizzate dai bagnanti nelle caldi estati triestine.

  • Per trovare il Molch (quasi a colpo sicuro) è necessario fare riferimento alla seconda cabina a partire da sinistra. Con questo allineamento si procede in superficie verso il mare aperto fino a che il faro rosso sull’entrata del porto di Sistiana non ci risulta proprio ortogonale. A quel punto, più o meno, dovremmo essere sul Molch.
  • Altro sistema consiste nel immergersi in corrispondenza della scogliera verso ovest, individuare una sagola sul fondo che dovrebbe portarci al Molch in immersone.
  • Con il GPS le coordinate sono 45°45.982N e 13°37.901E

Concusioni:

Si ringraziano tutti i sub federali che visitando questo sito, oggi considerato un relitto archeologico, lo hanno lasciato nelle profondità marine come espressione di un passato malvagio da relegare negli abissi più reconditi della mente umana.