Il Mar Rosso

Da sempre parlare di Mar Rosso è un po’ come parlare di vacanza e più precisamente di vacanza sub, data l’estrema vicinanza all’Italia di una tra le più belle e gettonate location marine tropicali. Il nome Mar Rosso fa pensare subito a coralli e pesci di mille forme e colori e ad un magnifico luogo da “notti d’oriente” dove il deserto si tuffa in acque cristalline e calde. In pochi lo considerano come un esercizio geomorfologico del pianeta: un mare relativamente recente, tanto da essere considerato ancora oggi dai geologi un vero oceano in formazione.
Circa 100 milioni di anni fa il frazionamento della Pangea (che in paleogeografia rappresenta il super-continente che si ritiene inglobasse tutte le terre emerse della Deriva dei Continenti durante le ere Paleozoico e primo Mesozoico) era in uno stadio avanzato ed una delle faglie più profonde aperte al suo interno raggiunse la costa, consentendo all’acqua del grande oceano (Panthalassa: ossia il super-oceano che circondava il super-continente Pangea) di penetrare fra sud America e Africa (ovviamente i loro “abbozzi” geologici); circa 50 milioni di anni fa cominciò a formarsi il Mar Rosso, un mare lungo e stretto, risultato dell’allontanamento delle placche africana ed arabica, che si delinea come una diramazione dell’Oceano Indiano verso nord, collegato al Mediterraneo tramite il canale di Suez a partire dal 1869.
Il destino del Mar Rosso non si è ancora compiuto, come del resto il “viaggio” di tutte le placche continentali, che ancora oggi navigano e galleggiano spostandosi lentamente. Per comprendere quello che sarà il destino del bacino egiziano, basta andare a visitare la parte affiorante della Rift Valley Africana (detta anche Great Rift Valley o Grande Fossa Tettonica) nel Parco di Ras Muhammad, estrema propaggine meridionale del Sinai. Il Governo Egiziano, con la Legge 102 del 1983, destinò questa zona ed il relativo retroterra (la Black Hill) ad area protetta. Nel 1989 il territorio venne definitivamente dichiarato Parco Nazionale, per le sue specifiche caratteristiche di interesse sia naturalistico che paesaggistico. L’antico Mar Rosso, così come il Mediterraneo, andò incontro ad alternati periodi di essiccazione ed inabissamento, causati da eventi geologici catastrofici, che portarono a estinzioni di massa dei popolamenti animali e vegetali e successive graduali ricolonizzazioni di nuove biocenosi, sempre diverse e più adattate. La separazione definitiva del Mar Rosso dal bacino del Mediterraneo (uniti nell’originario Golfo della Tetide) avvenne più o meno 5 milioni di anni fà, per via dell’innalzamento del Sinai all’estremo settentrione, l’apertura dello stretto di Bab el Mandeb all’estremo meridione, invece, scatenò l’ingresso delle acque che fluivano dal neo-nato Oceano Indiano, portando nuove specie e nuova vita.

Altri eventi di isolamento del Mar Rosso dagli altri bacini avvennero nel periodo delle grandi glaciazioni, tra i 2 milioni e 10 mila anni fa, poi per lunghi periodi non vi furono ingressi né di acque, né di nuove biocenosi dal vicino oceano, tanto che gli attuali popolamenti del Mar Rosso, pur essendo bio-geograficamente “figli” dell’Oceano Indiano, presentano un’elevata percentuale di specie endemiche.

Abbiamo raccontato l’origine del più famoso mare tropicale per subacquei italiani, ma ora vediamone le caratteristiche attuali.
Conosciuto nell’Antico Egitto con il nome di Verdissimo (al- Baḥr al-Aḥmar), oggi il Mar Rosso rappresenta un mare di forma allungata lungo la direttrice sud-est nordovest, compreso tra l’Africa e la penisola araba, comunicante con il Mediterraneo a nord e a sud con l’Oceano Indiano. Ha una lunghezza di circa 2350 km e una larghezza di circa 350 km, pur essendo così stretto e lungo raggiunge una notevole profondità: quasi 3000 metri nella zona centrale, mentre nelle vicinanze di alcuni reef sprofonda verticalmente fino a 600-800 metri.
Le caratteristiche dei fondali del Mar Rosso possono variare molto: ad esempio il Golfo di Aqaba è molto profondo, ma le sue coste sono sabbiose, oppure, la parte terminale della penisola del Sinai è una delle zone più belle di questo mare, e Ras Muhammad, la punta estrema, viene inserita nelle classifiche tra le 10 più belle zone di immersione nel mondo.
Nelle vicinanze c’è Sharm el Sheikh, rinomata meta turistica. Spingendoci a sud inizia il Mar Rosso avventuroso, niente più hotel o quasi e diving attrezzati, le coste sono deserte con qualche piccolo insediamento locale. Le barriere coralline, o più precisamente le barriere di frangenti, sono un‘esplosione di vita con una biodiversità sorprendente, che le rende ambienti estremamente ricchi e complessi, ma anche tanto delicati.

Le madrepore, dette anche coralli costruttori (Antozoi Ermatipici), sono in grado di estrarre il carbonato di calcio dall’acqua per costruire il proprio scheletro e formare, di conseguenza, tutte le strutture coralline, sovrapponendo strati calcarei che, nel giro di alcuni milioni di anni, formeranno le grandi strutture coralline.

I coralli posso raggiungere notevoli dimensioni e svariate forme: a sfera, a colonne, ramificate o a ventaglio, e anche i colori sono molteplici e variegati, ma la colorazione permane fino a quando le madrepore restano in vita, dopo la morte perdono il tessuto superficiale e restano solamente gli scheletri calcarei bianchi cosparsi di piccole cavità dove erano inseriti i polipi, i quali rappresentano la parte vivente delle colonie.

Ogni singolo polipo è costituito da un sacco contrattile (celenteron) con una corona anulare di tentacoli disposta intorno a un’apertura che funge da bocca (stomodeo). I tentacoli possiedono cellule urticanti (cnidocisti) che espellono un filamento simile a una freccia, impregnato di tossine in grado di stordire piccole prede, come i microscopici crostacei di cui i polipi si nutrono. Nella maggior parte delle specie la caccia per il nutrimento avviene di notte, mentre durante il giorno i polipi rimangono spesso ritratti nelle loro cavità, aspettando correnti e nuovo nutrimento.

I grandi banchi di madrepore si trovano in acque poco profonde, raggiungendo solo raramente maggior profondità, per permettere alle microalghe in essi contenute e simbionti (zooxanthellae) di usufruire della luce necessaria per svolgere la fotosintesi clorofilliana. Le madrepore inoltre richiedono acque calde tra i 20 e i 35 gradi, e non sopportano bassa salinità o torbidità elevata: vivono bene in range limitati e ristretti di questi parametri.

Se il Mar Mediterraneo sta subendo un forte effetto di tropicalizzazione per via del Climatic Change, il Mar Rosso sta perdendo gradualmente (così come tutte le zone coralline del pianeta) i coralli, vedendoli sbiancare e quindi morire, per via di cause globali: aumento della temperatura, acidificazione delle acque, inquinamento crescente, creme solari e filtri UV, e tantissime altre cause e con-cause, che portano alla morte le alghe simbionti e, successivamente, la madrepora.

Il destino di questi ambienti meravigliosi è legato alla ricerca e alla coscienza collettiva: rispettiamoli e proteggiamoli!