L’identificazione del relitto Wellington di Siracusa - Ottobre 2019
Il mare di Siracusa continua a restituire i frammenti del drammatico e complesso intreccio di avvenimenti che si susseguirono durante lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel ‘43.
A ottobre 2017 nelle acque del Plemmirio è stato scoperto da Fabio Portella il relitto di un aereo Vickers Wellington, un bombardiere utilizzato dalle forze anglosassoni durante il secondo conflitto mondiale.
Oggi, grazie alle ricerche storiche effettuate assieme a Nicola Giusti e all’inglese Ian Murray (del sito internet www.ladbrokeoperation. com), siamo in grado di dare un’identità a questo relitto e ai membri dell’equipaggio deceduti nell’incidente, che avvenne la notte tra il 9 e il 10 luglio 1943.
Ma vediamo brevemente le vicende di quelle concitate e drammatiche ore, secondo la ricostruzione fatta dai ricercatori.
Come è noto, dopo la conquista del Nord Africa, Roosevelt e Churchill stabilirono di invadere la Sicilia per entrare in l’Italia e sferrare l’attacco finale alla Germania.
L’operazione HUSKY, nome in codice dello sbarco, prevedeva due azioni contemporanee: l’occupazione della costa orientale da parte dell’armata inglese del Generale Montgomery, che doveva sbarcare a Capo Passero e Avola e, attraverso Siracusa e Catania, salire sino a Messina; l’occupazione della costa sud occidentale da parte dell’armata americana del Generale Patton, che doveva sbarcare a Gela e Licata, conquistare i porti di Sciacca e Palermo e ricongiungersi a Messina con le truppe inglesi.
A supporto dell’invasione via mare, furono pianificate varie operazioni aviotrasportate su ambedue le linee, per indebolire le forze nemiche prima dello sbarco e catturare punti strategici.
Montgomery volle fortemente che alle operazioni sul suo fronte prendessero parte, oltre ai paracadutisti, gli alianti.
Purtroppo non si rivelò una buona idea. La notte prima del D-Day, fissato per il 10 luglio, fu lanciata su Siracusa l’operazione LADBROKE per conquistare il Ponte Grande sull’Anapo.
Vi parteciparono quasi 150 alianti, trainati da altrettanti aerei – in gran parte Douglas C-47, come il relitto scoperto da Portella e Giusti nel 2016 a largo di Ognina. Gli alianti dovevano portare soldati, jeep, cannoni e mortai oltre le linee nemiche.
Ma per l’inesperienza, le cattive condizioni meteo e la difficoltà di orientamento, più della metà degli alianti fu rilasciata troppo presto dagli inesperti piloti dei C-47 americani, caddero a largo e con loro finirono annegati oltre 250 uomini.
Altri alianti si schiantarono rovinosamente contro i muretti a secco dei campi coltivati o ammararono davanti la falesia di Capo Murro di Porco. Solo una ventina atterrarono entro un miglio dai punti prestabiliti.
Si avvicendarono frenetici eventi attorno al Capo quella notte. I soldati degli alianti caduti in acqua nuotarono sotto il fuoco della batteria Lamba Doria e, trovatisi di fronte la scogliera a picco, non poterono far altro che rifugiarsi nelle grotte a pelo d’acqua.
Almeno due di loro (Lt. J.S.D. Hardy, Col. G. Chatterton) testimoniarono di aver visto cadere in acqua, a poche iarde di distanza, un bombardiere Wellington in fiamme. Nel suo racconto, Chatterton disse che il colore azzurro del fuoco sull’acqua gli ricordava il brandy quando brucia su un budino di Natale!
Si tratta forse dell’ultimo colpo portato a segno dalla contraerea del Capo: di lì a poco, infatti, la Lamba Doria e le altre batterie furono espugnate dalle squadre speciali inglesi (SRS), che nel frattempo, nella oscurità, erano sbarcate sotto la scogliera ed erano riuscite a scalarla.
Gli aerei Wellington del 37°, 142° e 424° squadrone erano partiti circa due ore prima dalla Tunisia per compiere azioni diversive su Siracusa e Catania e allontanare l’attenzione del nemico dal golfo di Noto, dove alle 2:55 avverrà il primo sbarco. Nei report del 37° Sqn della notte tra il 9 e il 10 luglio, almeno due piloti (F/Sgt. Ralph, Sgt. Challis) riportano la caduta di un aereo davanti a Capo Murro di Porco.
Sono troppe le coincidenze per non ipotizzare che l’aereo caduto in fiamme la notte del 9 luglio del 1943, in mezzo agli alianti semiaffondati, sia proprio quello rinvenuto sotto il Plemmirio da Fabio Portella: le quattro testimonianze dei piloti americani ed inglesi raccontano di un Wellington, caduto davanti alla scogliera di Capo Murro nello stesso punto in cui è stato ritrovato il relitto.
Quella notte tra tutti i bombardieri partiti dalla Tunisia, solo uno non fece ritorno: il Wellington X HE 756 del 37° squadrone. È questo il nostro aereo!
I membri dell’equipaggio – quattro inglesi, un australiano ed un canadese, furono dichiarati definitivamente dispersi nel 1948. Dopo la guerra i loro nomi (W.L. Ball, T. Kerr, J.D. Lammin, J. Williams, K.T.R. Lucas, C.M. Tweedle) furono incisi nel marmo del Memoriale a La Valletta (Malta) , dedicato a tutti i caduti del Commonwealth rimasti senza sepoltura.
Oggi le contrapposizioni di quel periodo doloroso si leggono solo sui libri di storia e un team di ricercatori italiano- inglese restituisce una tomba a questi caduti. Il relitto del Wellington X HE756 è visitabile dai subacquei ed è una delle immersioni della riserva marina del Plemmirio.