22 aprile – Webinar relitto Wellington - Aprile 2020
In questo webinar sono state raccontate le vicende che, nell’ottobre del 2017, hanno portato al ritrovamento di un aereo della Seconda Guerra Mondiale, un bombardiere inglese Vickers Wellington. Il relitto si trova a Siracusa, nelle acque antistanti Capo Murro di Porco, ad una profondità di circa 36 m, ed oggi è diventato uno dei siti di immersione ufficiale dell’Area Marina protetta del Plemmirio.
Del velivolo restano i due motori con le imponenti eliche, parte della fusoliera, artiglieria e altri pezzi e frammenti dispersi sul fondale. Anche se il relitto è in pratica semidistrutto, il riconoscimento è stato quasi immediato, grazie alla particolare struttura geodetica della fusoliera, una soluzione tecnologica introdotta dall’ingegnere bellico Barnes Wallis alla fine degli anni ‘30 e in pratica adottata solo su questo modello di aereo. Invece l’identificazione ha richiesto un lavoro di ricerca molto lungo, condotto dai relatori, in collaborazione con Ian Murray, uno studioso inglese esperto dell’operazione LADBROKE. Il lavoro di ricerca è partito da un accurato studio del quadro storico in cui è avvenuto l’abbattimento, ovvero l’Operazione HUSKY e in particolare le operazioni di bombardamento condotte dagli squadroni di Wellington la notte del 9- 10 luglio 1943 su Catania e Siracusa. In una di queste incursioni, effettuate per distogliere l’attenzione nemica dallo sbarco degli Alleati nel golfo di Noto, due bombardieri non fecero ritorno alla base in Tunisia e, di questi, uno cadde proprio davanti a Capo Murro, come testimoniano i registri degli squadroni e numerose testimonianze di piloti di aerei e alianti, che quella notte solcarono i cieli sopra il Plemmirio.
Incrociando le fonti scopriamo che si tratta del Wellington X HE756 del 37° squadrone. I membri dell’equipaggio erano il sgt. Ball, il sgt. Tweedle, il sgt. Lammin, il sgt. Lucas, il sgt. Williams e il sgt Kerr, di nazionalità inglese, australiana e canadese. Siamo particolarmente fieri del lavoro fatto, perché oltre ad un’indubbia soddisfazione personale, ha portato ad identificare il luogo in cui sei giovani soldati, all’epoca dichiarati dispersi e senza tomba, hanno finalmente trovato una virtuale sepoltura.
Nonostante il taglio storico abbastanza “pesante” della serata, si sono intrattenute con noi fino a tardi oltre 250 persone, che hanno dimostrato grande interesse e apprezzamento per il lavoro presentato.