L’ Emilia Romagna c’è!

Una domenica di settembre, l’estate ed il grande caldo stentano ancora a cedere il posto, ma la voglia di condividere, aggiornarsi e relazionarsi in vista di una stagione più propensa ai corsi non manca. Sono tanti gli amici che ci raggiungono al CeFIS024 di Rimini, da tutta l’Emilia Romagna: Sono i DT dei CeFIS della Regione, nonché i tanti DD delle scuole federali, compresi Tutor ed Istruttori. Sembra paradossale, la nostra Federazione ha ideato ed istituito i CeFIS per accorciare le distanze, per agevolare chi vuole “imparare ad insegnare”, per fornire una formazione più capillare o locale e noi che facciamo? Riuniamo ben 4 CeFIS a Rimini, per cosa? Semplice: Per condividere, per confrontarci e così approfondire tante tematiche, anche divertendoci in compagnia, perché la FIPSAS (ed il settore DS, in particolare) in fondo è fatta di persone, è costituita da una base piena di energie, idee e stimoli, desiderosa di condividere principi e contenuti per una crescita omogenea, senza dinamiche distorte da “campanilismi”, con volontà di interscambio e continuo aggiornamento.

La giornata inizia di buon’ora. È lungo il tratto di mare che dovremo percorrere a bordo del “Cernione” (il gommone della ASD Sub Rimini Gian Neri NDR): Quasi un’ora di navigazione. Vale certamente il sacrificio raggiungere, sotto un moderato maestrale, uno dei siti sommersi più famosi dell’Adriatico: Il Relitto della Piattaforma Paguro, un groviglio di tralicci e lamiere divenuto nel tempo oasi di vita protetta (prima Zona di Tutela Biologica, ora Sito d’Interesse Comunitario), distante quasi 12 NM dalla costa al largo di Ravenna.

Il tempo di un caffè, l’assemblaggio delle attrezzature in banchina e siamo già in mare. Ci conosciamo quasi tutti, poiché non siamo nuovi a queste esperienze e solo il tratto di navigazione diviene presto esperienza formativa: Non tutti siamo abituati a gestire autonomamente un gruppo di subacquei eterogeneo, dal fotografo al ricreativo, dal naturalista al tecnico, dal relittaro al videomaker. La sicurezza è essenziale, le dotazioni, le scorte d’aria, il corretto carico delle attrezzature, il briefing e soprattutto le finalità per questi esigenti subacquei. Oggi ci sono loro, ma domani ci saranno i nostri allievi ed associati – con le loro peculiarità e necessità..

La breve discesa alla boa di ormeggio è emozionante. Ci troviamo di fronte ad una cattedrale di acciaio che si staglia in un insolito blu intenso. Le scarse o quasi assenti precipitazioni dell’estate e le conseguenti ridotte portate dei grandi fiumi, hanno interrotto come d’incanto la consueta corrente dominante in sito e quindi la laminazione di acque fredde e ricche di sedimenti che avvolgono solitamente il relitto. Le lamiere, i tralicci e le strutture galleggiano come d’incanto giusto su un leggero pulviscolo a contatto del fondo, visibili a decine e decine di metri di distanza.

Il relitto è ancora lì a testimoniare, dopo ben 57 anni, la tragedia della frenetica attività mineraria dell’epoca, quando si scoprirono importanti giacimenti di gas naturale al di sotto di una spessa coltre di sedimento. Si possono ancora riconoscere le tre “zampe” della piattaforma (una ancora inserita in sede), il pontone, i macchinari, i compressori, i resti degli alloggi, l’eliporto e le varie strutture riportate negli anni. Sembra quasi di sentire ancora il sibilo dell’incontrollata eruzione, dovuta al cedimento del pozzo PC7, che ha causato l’esplosione e l’inabissamento della piattaforma, con purtroppo tre vittime. Si può ancora immaginare l’inferno che fu, il disperato SOS di quel maledetto 28 settembre 1965. Eppure sembra di nuotare nell’Eden. La natura ha eclissato il disastro rivestendolo di vita in un dipinto di spugne colorate, di anemoni, ofiure ed ostriche, di tutte le specie viventi ritrovabili nel nord Adriatico, i grandi crostacei come l’astice e l’aragosta, la magnosella ed i curiosi granchi, il grongo, i saraghi, le maestose corvine, le ricciole, nuvole di castagnole e boghe.

È già l’ora di salpare l’ormeggio e ritornare alla base; di sedare le emozioni a favore del vero scopo dell’evento: Il confronto e la condivisione. Se è vero che l’esperienza dell’immersione al Paguro ha favorito – indirettamente – una certa empatia fra tutti, ora è necessario approfondire altri argomenti, che guarda a caso, riguardano un aspetto fondamentale per noi tutti: Il nostro approccio a comunicare. La Comunicazione e l’evoluzione della subacquea sono argomenti non proprio sconosciuti ai più, magari già sentiti da tempo, interpretati, blasonati o peggio biasimati, però il pomeriggio scorre e non ci rendiamo nemmeno conto che sono passate ben 12 ore.

Non abbiamo seguito inerti le solite lezioni, si è discusso, ci siamo confrontati, abbiamo riportato esempi ed esperienze tutti.

E questo significa che l’obbiettivo è stato raggiunto: 20 singole idee sono diventate 20 idee per 20 persone e sinceramente, oggi, dalle strutture malcelate del Paguro, sono sorte nuove solide basi.